giovedì, settembre 28, 2006

La trasformazione di una creazione spirituale in sensazione gustativa: Zeus olimpio

D’oro e avorio costruito, potente dominatore del “Dodecatheo” – nel tuo sguardo torvo si riflette la paterna dolcezza e tenerezza. E tu, padre degli dei, tuonante e saettante, aquila d’Olimpo – trattieni la Niki, dea alata, in uno dei tuoi palmi e nell’altro consolidi la tua dominanza sulla terra con lo scettro d’oro. Splendente onore allo scultore ateniese – Fidia di nome, ma figlio di Zeus nell’anima – che illuminò il tuo tempio con il dorato riflesso della tua statua. Sul trono seduto, con il diadema di ulivo in cima alla tua testa, osservi i credenti senza voce, che con gli occhi bassi evitano d’incontrare il tuo sguardo. Ed è il tuo trono unico, scolpito con pietre preziose, avorio ed ebano, lucidato da maestri illustri. Tocchi quasi il soffitto del tempio, ma anche se immobile resti, pronto sei a volare di nuovo sull’Olimpo – riempiendo d’oro la valle fertile della Tessaglia.
Padre di metallo, Hellinas nell’animo – ai tuoi piedi mi prostro, i ben scolpiti tuoi sandali a toccare. (B.M.)
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Lachanodolmades (involtini di verza) ripieni di scampi con salsa al curry.
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Ingredienti: 1 verza di media grandezza, 400 gr di scampi sgusciati, 50 gr di cipolla, 100 gr di salsa di pomodoro, 50 ml di olio extravergine di oliva, burro, 1 cucchiaio di farina, 1 cucchiaino e ½ di curry, sale e pepe.
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Facciamo soffriggere la cipolla nell’olio ed quando si ammorbidisce aggiungiamo gli scampi finemente tritati. Aggiungiamo la salsa di pomodoro, il sale ed il pepe. Facciamo cuocere per 5 minuti e togliamo dal fuoco. Poniamo la verza in acqua bollente per due minuti. Togliamo le foglie una ad una dal gambo e poniamo in ognuna un po’ del ripieno, avvolgendoli poi a forma di dolmas (involtini). Li mettiamo in una pentola aggiungendo acqua e sale e li facciamo bollire per 10 minuti. Facciamo bollire le teste degli scampi in una pentola con due bicchieri di acqua e nel brodetto ottenuto, una volta tolte le teste, aggiungiamo del curry. In un pentolino facciamo sciogliere il burro, uniamo un cucchiaio di farina, amalgamiamo e versiamo un po’ per volta il brodetto al curry, girando continuamente man mano che si addensa ed evitando così che si formino dei grumi. Serviamo i dolmades versandoci sopra un po’ di salsa.

mercoledì, settembre 20, 2006

La trasformazione di una creazione spirituale in sensazione gustativa: Il Colosso di Rodi


A te, o Sole, i Rodii dedicarono questa statua bronzea che raggiunge l’Olimpo, quando le onde della guerra placasti, e coronarono la loro città con le spoglie dei nemici. Per dodici anni le mani di Chares plasmarono le placche che a poco a poco generarono il tuo corpo. Il luccichio della tua fiaccola, gioiello del porto, sul promontorio orientale, riflette l’orgoglio dei Rodii guerrieri – simbolo di unità e di libertà.
Così ti copiarono i Franchi secoli dopo, nella Statua della Libertà.
Dono dei Tolomei, durasti solo mezzo secolo – prima che il tremore della terra ti mandasse sul fondo del porto d’ingresso, come un guerriero ferito che aspetta aiuto. Ma anche allora, Colosso, anche quando caduto supino sulla dura terra, distese le tue membra infrante, eri una meraviglia, e Plinio questo descrisse. Per mille anni ti sei addormentato dopo, forte segno dell’antichità che ha nutrito con le sue viscere le nuove civiltà – prima che ti svendessero arabi ed ebrei nei bazaar della Siria per il tuo umile metallo. E su 900 cammelli sei partito un primo pomeriggio e le tue tracce non sono rimaste tranne che negli scritti, ove stupefatti viaggiatori registrarono su papiri . Ma il Colosso, sinonimo dell’ipermetro gigante, resta ancora nelle nostre anime e s’innalza dentro di noi ad ogni riferimento a Rodi e al mare Egeo. (B.M.)
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Gamberi con salsa di rape rosse.
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Ingredienti: 800 gr di gamberi sgusciati, 500 gr di rape rosse lessate, 300 gr di cipolle, 200 gr di porri finemente tagliati, 1 spicchio di aglio, 150 ml di crema di latte, 250 ml di vino bianco, aceto balsamico, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
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Facciamo soffriggere in una casseruola l’olio con la cipolla tritata, aggiungiamo i porri e spegniamo tutto con il vino, aggiungiamo anche le rape e continuiamo a far cuocere per altri cinque minuti. Poniamo tutto il contenuto della casseruola in un mixer e frulliamo fino ad ottenere un puré. Rimettiamo il puré nella casseruola aggiungendo la crema di latte. Aggiustiamo con sale e pepe.In un tegame facciamo soffriggere lo spicchio di aglio finemente tritato con l’olio e scottiamo i gamberi da entrambe i lati. Spegniamo con un po’ di aceto balsamico. Mettiamo un po’ della salsa sul fondo del piatto e vi adagiamo sopra i gamberi.

giovedì, settembre 14, 2006

La trasformazione di una creazione spirituale in sensazione gustativa: L’Artemision di Efeso


Anche se Erostrato ti ha incendiato in una notte di luglio, tu la stessa notte hai partorito il Leone di Macedonia, Alessandro Magno.
Le mani valorose di Chersifrone hanno edificato le tue imponenti mura, hanno innalzato il tempio di Artemide dalle molte mammelle e con i doni dorati di Creso, re di Lidia. Sei stata così magnificamente ornata di statue di bronzo, per le quali notte e giorno hanno lavorato Fidia, Policleto, Kresilas, Fradmon – per toccare, con lo scolpire della pietra e del metallo, la grandezza di una divinità in Efeso. Decorata d’oro con gli ex-voti dei tuoi umili fedeli, luccicarono sotto la dolce luce della Ionia i tuoi splendenti marmi. Ed il luccichio eternamente rimase – con il serpente di fumo odoroso emanato dalle candele offerte, che ha viaggiato nei cieli per toccare gli dei – mantenendo la tua fama integra. La tua maestosità è riuscita a toccare il cuore iracondo e vendicativo di Artemide, vergine dea della natura, della fecondità e della caccia, che mai si separa dal suo arco.
Nel solco dell’oblio le redini non hai consegnato, anche quando i cristiani hanno sottratto gli ex-voto e hanno distrutto i lavori di Fidia accusandoli di idolatria.
Lì, ad Efeso, permane la tua impronta – incancellabile, inalterabile nel tempo – nella memoria incisa la tua bellezza unica. (B.M.)
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Carrè di agnello ripieno con feta e spinaci
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Ingredienti: 1 carrè di agnello, 200 gr di feta, 200 gr di spinaci lessi, sale, pepe bianco, 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva, 1 cucchiaino e mezzo di menta, 2 spicchi di aglio, 100 ml di vino bianco.
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Togliamo le ossa dal carrè di agnello, lo “apriamo” con il coltello e lo mettiamo a marinare con la menta e l’aglio. Dopodiché, lo riempiamo con gli spinaci e la feta sbriciolata, lo avvolgiamo e lo mettiamo in una rete. In una padella facciamo dorare il rollò nell’olio extravergine di oliva e aglio e spegniamo con il vino. Lo poniamo poi in forno a 200° a cuocere, facendo attenzione che non si asciughi del tutto, bagnandolo in questo caso con un altro pochino di vino. Quando è cotto lo tagliamo a rondelle.

mercoledì, settembre 06, 2006

La trasformazione di una creazione spirituale in sensazione gustativa: I Giardini pensili di Babilonia

All’Eufrate le rive accanto, fiorisce il Paradiso, giardino dell’Eden. Fertile Mesopotamia! Guarda i frutti, come pendono maturi dai folti rami degli alberi! Le cascate sulle mura accanto alla reggia annaffiano i giardini pensili – di Nabuccodonosor il sogno per l’amata Semiramide - passione vera della vita diventata ormai realtà irrefutabile.
Ammirano i visitatori sorpresi il tuo lavoro – egizi, medi, achei, macedoni – contemplano le scalinate verdi che inumidiscono la pietra con la loro freschezza, mentre degli annaffiatoi nascosti nutrono il verdissimo prato che seme a seme hanno piantato i giardinieri della reggia. E lontano, lungo le rive del fiume ormeggiano le barche, viaggiatrici lente con la loro mercanzia, guidate al dolce albeggiare di Babilonia verso i rumoreggianti mercati.
Oh, Babilonia – le carezze gemelle del Tigri e dell’Eufrate ricevi – nella polvere del pranzo, mentre il pane si cuoce lentamente nei forni di pietra. Oasi per gli occhi stanchi dei passanti i tuoi giardini, e nella luce del dopo pranzo si innalzano le ombre delle feritoie delle mura, orgogliose, per ancora un millennio. Fissando intensamente le acque che scorrono attorno a te - “oh Babylon” grido con la voce tuonante dell’anima – e mi lascio rinfrescare sotto le tue palme e i datteri e tu mormorerai la canzone di Kfarti, i suoi dodici pepli attorcigliati ai rami di palma del suo corpo nudo. Oh Babilonia, i tuoi giardini pensili elogio, con gli occhi pieni di luce stellare, fino alla prossima alba. (B.M.)
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Fiori di rose e mandorle
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Ingredienti: 500 gr di mandorle bianche spellate, 250 gr di zucchero, 2 cucchiai di farina, 2 meringhe, acqua di fiori, zucchero, albume, petali di rosa zuccherati, pistacchi sminuzzati finemente.
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Tritiamo le mandorle in un mixer il più finemente possibile. Aggiungiamo zucchero e farina ed impastiamo con le mani bagnate di acqua di fiori fino a quando esce l’olio delle mandorle. Incorporiamo le meringhe e plasmiamo dei piccoli coni. Mettiamo in forno a 100°C facendo attenzione che non si coloriscono.
Appena si raffreddano li spalmiamo con l’albume, li immergiamo nello zucchero dalla parte della punta, li avvolgiamo nei petali zuccherati ed immergiamo l’altra parte nei pistacchi tritati. Sistemiamo questi fiorellini in un piatto uno accanto all’altro a formare un bouquet.