venerdì, novembre 20, 2009

Soutè di cozze "à la grecque"

In queste tiepide giornate romane ho approfittato del mio balcone per pranzare fuori e per godermi gli ultimi scampoli di sole prima dell’arrivo dell’inverno. Ho preparato così qualcosa che ricordasse le vacanze in Grecia ed i pranzi in riva al mare... in particolare la scelta è caduta su un soutè di cozze, che ho assaggiato in un posto vicino Methoni (località sul Golfo Thermaico a ovest di Salonicco) famoso appunto per l’allevamento di cozze!

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Incredibile a dirsi ma sino ad una trentina di anni fa, se si voleva mangiare cozze in Grecia si doveva andare nei pressi di Salonicco, a Kavala o in Calcidica oppure in un ristorante ateniese gestito da greci dall'Asia Minore; questi mitili erano infatti pressoché ignoti nel resto del Paese, poiché non crescono "selvatici" nell'Egeo, ma preferiscono le spiagge del nord-est del Paese, specialmente nei pressi del delta di un fiume o in luoghi con forti correnti che sono ricche di phytoplankton, di cui si nutrono.
In particolar modo le cozze “selvatiche” erano molto amate dagli abitanti delle coste turche dell’Egeo, che le mangiavano in vari modi... al vapore, fritte, con il riso o ripiene. Fu così che i greci, che nel 1922 dovettero abbandonare la Turchia, le introdussero in Grecia, in particolar modo in Macedonia e in Tracia, dove molti di loro si erano stabiliti.
Da allora l’allevamento delle cozze si è molto sviluppato in Grecia, che oggi, insieme alla Spagna, è uno dei maggiori esportatori nel nostro Paese. Il loro successo è dovuto soprattutto al rapporto alto di carne (succulenta e dal bel colore arancione) per mitile e di liquido.
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Ingredienti: 1 Kg di cozze, 5 cucchiai di evo, un cucchiaio di farina, una grossa carota, una grossa costa di sedano, il succo di un limone, un peperoncino fresco, sale.
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Pulite e lavate le cozze, mettetele in una casseruola, coperchiatele e ponetele sul fuoco per 5-6 minuti. Una volta che saranno aperte, toglietele dal guscio e mettetele da parte. Filtrate il loro liquido e mettetelo da parte. Fate soffriggere sedano e carota, tagliati a brunoise, in un tegame per qualche minuto; aggiungete la farina e mescolate bene. Versate il liquido e lasciate che si ritiri e si addensi. Infine aggiungete le cozze ed il succo di limone. Cuocete per altri 2-3 minuti. Servite con fettine sottili di peperoncino fresco.

giovedì, giugno 04, 2009

Maternità


“Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.”
Kahlil Gibran
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Essere madri, dal momento del concepimento in poi, è un’esperienza difficile da descrivere. Significa entrare in un mondo di sensazioni sconosciute, in cui si alternano angoscia e serenità, paure, gioie, dubbi e certezze... in cui la memoria è sensoriale. Sono convinta che ogni donna divenuta madre ha subito un cambiamento irreversibile, in modo diverso, nel proprio spirito.
L’atto della nascita rappresenta il momento della separazione tra due esseri che si sono percepiti fin dal primo istante, che hanno scoperto durante nove mesi una certa reciprocità. Ma proprio grazie a questa reciprocità la rottura, rappresentata dalla nascita, non è mai definitiva; c’è una continuità nella vita di entrambi che non potrà mai spezzarsi... è una corda invisibile che li tiene uniti per sempre.
Solo quando la mia Polymnia è venuta al mondo ho potuto comprendere quanta gioia e quanta responsabilità si provasse nel dare le proprie cure la propria protezione ad un figlio. Grazie ad esse si crea un rapporto di complicità e di unità unico, che ti permette di imparare ad ascoltare e comprendere il suo linguaggio senza parole per poterlo così guidare nella sua vita di piccolo essere umano. Sophie Marinopoulos afferma che un bambino pensa a partire dai pensieri che riceve. Sono convinta anch’io di questo, è dallo spirito e dal pensiero della madre che un figlio è portato alla vita! E’ sul pensiero della madre che si appoggia quello del bambino. Essere madri significa interpretare e capire ciò che il bambino ci comunica per accompagnarlo nelle sue aspirazioni e non cercare di dargli ciò che noi vogliamo, cercando di farne un nostro surrogato.
La maternità è stata per me un avvenimento nuovo e sconvolgente, che mi ha assorbito completamente e mi ha allontanato per un po’ da ogni altro interesse... è stato un periodo di tempo necessario affinché il mio spirito e la mia vita ritrovassero un nuovo equilibrio!
Spero che tutto ciò possa farvi comprendere le ragioni della mia lunga assenza!