lunedì, gennaio 22, 2007

Solidarietà, democrazia in pericolo... e zuppa razzista

Nella rassegna stampa di stamattina tre articoli hanno attirato la mia attenzione... tutti avevano come oggetto l'altruismo... ma con sfaccettature completamente diverse.
Il primo riguardava la notizia, comparsa su Nature Neuroscience, della scoperta nel cervello, attraverso metodiche diagnostiche (Risonanza Magnetica Funzionale), del centro responsabile dell'altruismo.
Il secondo annunciava la morte dell'Abbé Pierre, fondatore di Emmaus (Movimento Internazionale di Solidarietà per la Giustizia), che aveva fatto della solidarietà e dell'altruismo una ragione di vita.
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Il terzo dava notizia che il Consiglio di Stato Francese, la più alta corte amministrativa di Francia, ha deciso di proibire alle unioni caritatevoli private di distribuire zuppa di maiale ai senzatetto, stabilendo che offrire zuppa contenente carne di maiale o lardo è un atto di razzismo, perché alcuni senzatetto potrebbero essere musulmani o ebrei e che potrebbe minacciare l'ordine pubblico, scatenando reazioni rabbiose.

Ad una prima lettura di quest'ultimo articolo si potrebbe rimanere perplessi... ancora di più poi se si pensa che assieme alla zuppa queste organizzazioni "caritatevoli" distribuivano anche altri alimenti e vestiti! Sembrerebbe una notizia stridente... Perché vietare la distribuzione di zuppa contenente carne di maiale? Perché si parla di atto di razzismo? Perchè la sua distribuzione minaccerebbe l'ordine pubblico, tanto da scatenare reazioni rabbiose?


Se andiamo ad analizzare il nocciolo della questione emerge una realtà che lascia perplessi per altri motivi...

"Solidarité des Français" (SdF) è un'organizzazione umanitaria che gestisce la distribuzione di "soupe au cochon" (zuppa di maiale), piatto tradizionale francese, a Parigi, Strasburgo e Nizza. Lo scopo principale di SdF, nella distribuzione di zuppa, è quello di escludere gran parte dei senzatetto, musulmani per lo più, ma anche ebrei, che non mangiano carne di maiale. Si tratta, quindi, di un progetto disumano visto che gioca con la fame, le credenze e la civiltà di centinaia di persone, che non sono in grado di difendersi. E' un atto meschino travestito da atto di solidarietà!
Harold Pinter in "
Voices in the Tunnel" dice: "...credo che sia colpa del modo con il quale utilizziamo la lingua, il fatto che siamo caduti in questa trappola tremenda, ove parole come libertà, democrazia, valori cristiani, vengono utilizzate per giustificare barbarie ed azioni politicamente scorrette. Abbiamo il serio dovere di sottoporre termini del genere ad un intenso controllo critico. Se non lo facciamo, tanto la nostra etica, quanto il nostro giudizio politico resteranno mortalmente indeboliti..."

Ho creduto necessario postare la ricetta ufficiale della zuppa, assieme alle istrizioni necessarie alla perfetta organizzazione della distribuzione, dettate da SdF... capirete così meglio il suo carattere xenofobo.

SOUP AU COCHON

Preparazione: 2 ore per 2 persone - Cottura: 3 ore

Ingredienti: 2 Kg di pancetta affumicata, 1 orecchio di maiale, 2 zampe e 2 code di maiale, 1 Kg di cipolle, 2 Kg di carote, 2 Kg di patate, 1 kg di porri, 1 Kg di sedano, sale grosso.

Inoltre...: 5 lt di vino di Héraut, 6 baguette, 6 Camembert, 4 grandi barre di quattro/quarti bretone, clementine, 250 gr di caffè + zucchero.

Il materiale, acquistato o recuperato, viene riutilizzato per ogni distribuzione, tranne le ciotole, i cucchiai, i tovaglioli ed i bicchieri che vengono buttati. Sbucciamo le verdure, le laviamo e le tagliamo a pezzetti. La stessa cosa facciamo con la carne, cosicché non sia necessario l'uso di coltelli. Bolliamo tutto in acqua e saliamo. Non dobbiamo aggiungere molta acqua: si dice "zuppa" di maiale, ma il risultato finale è molto meno acquoso di una zuppa classica. Servono 3 ore per la cottura, controlliamo che carne e verdure siano ben cotte. Travasiamo la zuppa nel frigo portatile: la mantiene calda e si chiude ermeticamente.

Una persona distribuisce, ad ogni commensale: una ciotola di zuppa ed un tovagliolo di carta. Un'altra dà un pezzo di pane. Una terza persona dà un bicchiere di vino. Formaggio e dolce sono distribuiti dopo. Il caffè sarà preparato prima e portato nei thermos. Un thermos già zuccherato (8 zollette per ogni litro di caffè) e l'altro non zuccherato.

I vestiti vengono distriduiti alla fine.

Munitevi di dépliants dell'associazione da distribuire ai passanti.

Munitevi di un sacchetto per l'immondizia. E' molto importante lasciare il posto pulito.

Niente file o turni di precedenza. Un'unica condizione è necessaria per mangiare con noi: mangiare la carne di maiale. In caso di dubbio, chiedere la carta di adesione all'associazione SdF. Se la persona non è munita di carta, chiedete i suoi dati e spiegategli che sarà accettato solo se presentato da due nostri membri. Dovete fargli capire che non ne abbiamo abbastanza neanche per i nostri.

Attenzione, formaggio, dolce, caffè, frutta e abiti vanno assieme alla zuppa di maiale: niente zuppa, niente dolce... L'unico nostro motto è: i nostri prima degli altri.



Questo è il filmato che pubblicizza l'azione di SdF. Immagini spiacevoli e parole innocenti accompagnate da bella musica. Ma... il risultato fa rabbrividire.

sabato, gennaio 20, 2007

Solo nei sogni l'uomo è completamente libero... tutto è possibile!





"Il Surrealismo è un automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale".

"Manifeste surréaliste"
Andrè Breton

sabato, gennaio 13, 2007

Fusione per incorporazione

coffee with a "drop" of milk
IreneM


hot coffee, cold milk...
IreneM

... senza che vi sia transizione fra le due fasi, solo un intervallo di temperatura in cui diventano progessivamente sempre più "uniti" fino a fondersi.

Buon week-end.

mercoledì, gennaio 10, 2007

La magia del 7


Il prodigio dei numeri... un argomento che mi ha sempre affascinato. I numeri governano, senza neppure rendercene conto, ogni aspetto della nostra vita... “tutto è un numero” affermavano i Pitagorici! Galileo diceva, inoltre, che l’universo è “scritto con il linguaggio dei numeri”. Il linguaggio dei numeri, infatti, si fa leggere e capire da noi in modo più preciso e non controverso... le osservazioni quantitative della realtà sono più precise, meno soggettive, e quindi più oggettive di quelle qualitative!
Uno dei numeri che più mi affascina è il 7... fin dall'antichità, considerato un numero magico e misterioso.
Gran parte delle proprietà attribuitegli risalgono all'astrologia babilonese che per prima aveva riconosciuto 7 pianeti ed aveva diviso il mese lunare in cicli di 7 giorni. Il 7 venne quindi considerato sacro proprio perché allora rappresentava il cosmo e la sua perfezione. Tutte le civiltà antiche hanno sviluppato un sim­bolismo numerico e in molte di esse il 7 è considerato numero sacro, unico e immobile. Secondo la scuola pitagorica il 7 è “amitor” (senza madre) in quanto non è un prodotto fattoriale ed è generato solo dall'unità. E’ simbolo di perfezione in quanto risultato della somma del 3 (lo spirito, il maschile) e del 4 (la materia, il femminile), che esprimono due forme perfette: il triangolo equilatero ed i quadrato. Essi sono anche i numeri basilari della Piramide (la base quadrata, i quattro lati triangolari). Per tale ragione, in epoca antica, il sette veniva rappresentato come un quadrato sormontato da un triangolo.
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I Greci associavano il 7 all’adorazione di Apollo e di Selene. Sette erano le vacche sacre del dio cantati da Omero (“All'isola della Trinacria arriverai: là numerose pascolano le vacche e le pingue grecci del sole, sette armenti di vacche e sette belle greggi di pecore...” Odissea, XII, 127-133) e sette le corde della lira (strumento al dio tanto caro). Nella mitologia sette erano i fanciulli e sette le fanciulle inviate a Creta come pasto per il Minotauro. Il 7° giorno dalla nascita si dava il nome al neonato... ed ogni 7° giorno gli Spartani facevano sacrifici ad Apollo! Sempre nella tradizione greca, 7 erano i Sapienti e 7 le Meraviglie del Mondo, sintesi della perfetta armonia tra pensiero ed azione. Il sistema Tolemaico poneva al centro dell'Universo la terra, attorno a cui ruotavano, sette sfere concentriche dette Cieli (la Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno). Sette sono anche le stelle che compongono l’Orsa Maggiore ed altrettante quelle che formano l’Orsa Minore.
Il numero 7 è anche un numero ricorrente nella storia di Roma. La città è stata costruita su 7 Colli (Capitolino, Esquilino, Palatino, Quirinale, Viminale, Celio e Aventino). Fondata da Romolo il 21 (multiplo di 7) Aprile, è stata governata da 7 re (Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tuillo e Tarquínio il Superbo). La leggenda vuole, poi, che la città divenne "eterna” per 7 oggetti ivi condotti perché di buon auspicio: l'ago di Cibele (una pietra nera adorata in Asia minore); la quadriga donata dalla città di Veio; le ceneri di Oreste, figlio di Agamennone; lo scettro di Priamo, re di Troia; il velo di Ilione; la statua di Atena Pallade; i dodici scudi Ancili. Roma è, inoltre, la città delle 7 Chiese (le 4 Basiliche maggiori - S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le mura - e le 3 Basiliche minori di S. Sebastiano sull'Appia, S. Croce in Gerusalemme e S. Lorenzo fuori le mura).
Gli Egiziani contarono “sette bracci” del Nilo; 7 erano gli scorpioni che accompagnavano sempre la dea Iside; 7 erano le vacche grasse e 7 quelle magre ed altrettante le spighe sognate dal faraone, premonizione di sette anni di abbondanza in tutto l'Egitto, seguiti da sette anni di carestia.
Nell'Antico Testamento il 7 compare ricorrente: tanti sono i nomi usati per indicare la terra e altrettanti per il cielo; nell'Apocalisse di San Giovanni il sette vi ricorre cinquantaquattro volte: la fine dei mondo sarà annunciata dalla rottura dei 7 Sigilli, seguita dal suono di 7 trombe per bocca di 7 Angeli, quindi dai 7 Portenti e infine dal versamento delle 7 Coppe dell'ira di Dio. Nel Nuovo Testamento, 7 sono i Sacramenti, i doni dello Spirito Santo, i Peccati Capitali (gola, lussuria, avarizia, superbia, accidia, invidia e ira) e le Virtù, 4 cardinali (forza, sapienza, giustizia e temperanza) e 3 teologali (fede, speranza e carità).
Nell'Ebraismo, 7 sono le luci del candelabro sacro (Menorah), simbolo della fede eternamente accesa; il Sabato, settimo di una serie di giorni, è il giorno della Creazione e quindi del riposo dedicato al culto; l'anno sabbatico è il settimo di una serie di anni: è l'anno della “remissione”, nel quale dovevano essere sospesi i lavori dei campi, per permettere il riposo agli animali e agli uomini; il settimo di 7 anni sabbatici era l'anno del giubileo (il nome viene dall'ebraico “ jobhel ” che significa “ corno di montone ” con il quale sette sacerdoti, alla fine dell'ultimo anno di ogni ciclo di sette anni sabbatici, compivano per 7 giorni il giro di Gerico e l’ultimo giorno percorrevano 7 volte le mura della città, annunciando l'inizio del cinquantesimo anno, durante il quale non si doveva seminare, né mietere e né vendemmiare). Il settimo giorno dalla nascita avveniva la circoncisione dei maschi; 7 volte venivano assolti i peccati e 7 era il simbolo della perfezione che contiene il loro simbolo etnico, la stella di David. Nella Kabbala, poi, l'uomo è rappresentato triplice nell'essenza, ma settemplice nell'evoluzione: ha capacità vegetativa (nascita e sviluppo del corpo), nutritiva (mantenimento del corpo), sensitiva (contatti sensoriali col mondo fenomenico), intellettiva (riflessioni e sintesi), sociale (rapporti con i suoi simili), naturale (rapporti con la natura) e divina (capacità di armonizzare la vita con la realtà di Dio).
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Anche nella tradizione coranica il sette ha un significato particolare: sette sono le porte dell'inferno ed il mondo è sorretto da 7 colonne poggiate sulle spalle di un gigante, a sua volta sostenuto da un'aquila, che posa su una balena che nuota nel Mare Eterno.
Secondo la Baghavad Gita, il libro sacro dell'Induismo, 7 erano gli illuminati del Veda dell'India, emanati ed illuminati da Agni, il fuoco sacro, simbolo del focolare domestico e della famiglia. I buddisti definiscono, inoltre, l'uomo come Saptaparna , “pianta a sette foglie” attribuendogli sette principi: “Atma”, che significa “scintilla divina”, “Budhi” che è lo “Spirito”, “Manas” l'“Anima”, “Kama Rupa” gli “istinti”, “Shtula Sarira”, la “materia”, “Linga Sorira” il “corpo astrale” e, infine, il “Prana”, che è l'“essenza della vita”, lo “Pneuma dei greci”, lo “Spiritus” dei romani o il “K'i taoista”.
Del numero sette scrisse anche S. Agostino: “Anche della perfezione del numero sette si possono dire molte cose...: il primo numero intero dispari è tre, il quattro è un numero intero pari e dalla loro somma risulta il numero sette. Ecco perché si adopera spesso per indicare la totalità delle cose, come quando si dice: Il giusto cade sette volte e sette volte risorge; ossia cade ma non perirà, le sue cadute non sono peccati, ma imperfezioni che conducono alla umiltà. E sette volte ti loderò, espressione ripetuta altrove in questi termini: Avrò sempre la sua lode nella mia bocca. Nella sacra Scrittura si trovano molte altre frasi simili nelle quali il numero sette è usato per esprimere in tutte le cose l'universalità. Molte volte poi con questo numero viene indicato lo Spirito Santo, del quale il Signore ha detto: Egli vi ammaestrerà in ogni verità”.
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Dopo tanto parlare... non posso che postare una ricettina con solo 7 ingredienti!
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Spiedini di pollo in crosta di pistacchi
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Ingredienti: 2 petti di pollo tagliati a cubetti, 3 peperoni rossi tagliati a quadrati, 25 ml di olio extravergine di oliva, 200 gr di pistacchi non salati, 30 gr di cipolla tagliata finemente, 50 ml di vino bianco, sale.
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In un pentolino facciamo soffriggere la cipolla con un po’ di olio. Quando si è ben ammorbidita, versiamo il vino e lasciamo cuocere per un minuto. Aggiungiamo infine i pistacchi, che avremo precedentemente tritati, ed il sale. Infiliamo in uno stuzzicadenti un pezzetto di pollo ed uno di peperone alternativamente. Passiamo ogni spiedino in un poco di olio e poi nella mistura di cipolla e pistacchi. Li accomodiamo in una pirofila antiaderente e mettiamo in forno preriscaldato a 180°, lasciamo cuocere finché gli spiedini abbiano un bel colore dorato.

venerdì, gennaio 05, 2007

La "misura" del tempo...

Quando l'uomo si è reso conto che non c'era la possibilità che il sole non sorgesse la mattina, ha cominciato a misurare il tempo... anche se non lo ha mai capito! Sentiva tuttavia la necessità che fosse qualcosa che si potesse misurare o con delle incisioni su ossa e pietre, o con dei geroglifici complicatissimi, o attraverso i computers.
L'umanità ha fatto passi da giganti nel misurare sempre più precisamente il tempo, ma non nello spenderlo...
Il dominio occidentale nel mondo ci fa dimenticare che ci sono altri calendari più vecchi del nostro. Nonostante noi ci troviamo solo nel 2007, per il calendario ebraico siamo nel 5767, i discendenti dei Maya nell' "indifferente" 5126, per i musulmani invece siamo appena nel 1427... invece con gli induisti c'è il problema della multiscissione. Separati il molte "sottoreligioni" e divinità locali, l'India cerca da anni di riunire gli oltre trenta calendari diversi in uno. In base ad una legge ufficiale il 2007 cristiano equivale all'anno 2551. I cinesi hanno dovuto confrontarsi con grandi problemi, in quanto chiunque prendeva il potere cambiava a proprio piacimento il alendario. Per loro però il giorno 18 Febbraio del 2007 si passerà dall'anno del Cane a quello del Maiale.
Dopo tutto questo ci rendiamo conto che la cosa più importante non è la misura del tempo, ma il come spenderlo...
Il denaro può comprare tutto - anche l'amore, come spiega Rhett Butler, nel film "Via col Vento", a Scarlett O'Hara -, tranne il tempo.
Questo blog non ha nessuna soluzione a tal proposito, desidererebbe però far riflettere, attraverso la poesia di Kostantinos Kavafis e la sua energia linguistica stregante, su quanto esso sia prezioso e su quanto sia necessario averne rispetto.
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Candele
Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese -
dorate, calde e vivide.
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Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte e storte.
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Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
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Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
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Kεριά
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Του μέλλοντος η μέρες στέκοντ' εμπροστά μας
σα μια σειρά κεράκια αναμένα -
χρυσά, ζεστά, και ζωηρά κεράκια.
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Η περασμένες μέρες πίσω μένουν,
μια θλιβερή γραμμή κεριών σβυσμένων·
τα πιο κοντά βγάζουν καπνόν ακόμη,
κρύα κεριά, λυωμένα, και κυρτά.
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Δεν θέλω να τα βλέπω· με λυπεί η μορφή των,
και με λυπεί το πρώτο φως των να θυμούμαι.
Εμπρός κυττάζω τ' αναμένα μου κεριά.
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Δεν θέλω να γυρίσω να μη διω και φρίξωτι
γρήγορα που η σκοτεινή γραμμή μακραίνει,
τι γρήγορα που τα σβυστά κεριά πληθαίνουν.