venerdì, maggio 11, 2007

Il ciliegio e l’altalena


Ci sono dei particolari momenti nella vita di ognuno di noi, in cui i sensi restano così profondamente colpiti, da restare incisi nella mente per sempre.
A me capita ad esempio, in questo periodo dell’anno, di ripensare a quando da bambina, durante il fine settimana, andavo nel paese in cui vivevano i miei nonni. Andavamo spesso a mangiare fuori, in un posto circondato dai ciliegi. I proprietari del ristorante avevano appeso ai rami più robusti di alcuni ciliegi delle altalene, fatte di corde e tavole di legno. Non c’era cosa che amassi di più che dondolarmi su quelle altalene… reclinavo la testa all’indietro e guardavo divertita la luce del sole brillare tra rami e foglie. Quando poi era il periodo della fioritura adoravo vedere i petali scendere e cercavo di prenderli con la bocca, senza l’aiuto delle mani, cercando di battere ogni volta il record personale di petali ingoiati. Non riuscivo a smettere di dondolarmi, fin quando non arrivava la voce di mia nonna, che mi chiamava a tavola.
E pensare che l’origine dell’altalena è legata, invece, ad una vicenda triste e terribile. La leggenda narra, infatti, che Clitennestra ed Egisto avessero una figlia, di nome Erigone. Quando i suoi genitori vennero uccisi da Oreste, Erigone decise di vendicarsi e a tale scopo seguì il fratellastro ad Atene. Ma quando vi giunse capì di non poter riuscire nel suo intento, fu presa da scoramento e decise di impiccarsi. Dopo la sua morte, tuttavia, ad Atene accadde un fatto strano e molto preoccupante: tutte le vergini, come fossero contagiate da un maleficio, avevano preso ad impiccarsi in massa. Gli ateniesi, sconvolti da una tale catastrofe, si rivolsero all’oracolo di Apollo, a Delfi. Questi rispose loro che bastava costruire delle altalene, in modo tale che le fanciulle potessero dondolarsi nell’aria, come faceva chi si impiccava, senza perdere la vita. Fu così, allora, che ad Atene ogni anno la morte di Erigone veniva ricordata il terzo giorno della festa di Anthesteria, quando veniva celebrato il rito delle “chytroi” (pentole), durante il quale veniva preparata la “panspermia” (un misto cioè di cereali immersi nel miele) e le giovani donne si divertivano a dondolarsi in altalena.
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Ciliege fritte
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Ingredienti: 5 tuorli, 5 albumi, 150 gr di farina, 100 gr di latte, 300 gr di ciliege grandi, 100 gr di zucchero, ¼ cucchiaio di cannella in polvere, olio per friggere.
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Montiamo gli albumi a neve. Prepariamo una pastella battendo insieme i tuorli, la farina ed il latte. Quando sarà pronta vi aggiungiamo gli albumi montati. Lasciamo l’impasto riposare per 40 minuti circa. In un piatto mescoliamo insieme lo zucchero e la cannella. Laviamo le ciliege e le asciughiamo per bene. Tenendole dal picciolo le immergiamo una ad una nella pastella e le buttiamo nell’olio bollente, lasciandole friggere fin quando abbiano assunto un bel colore dorato. Le facciamo scolare bene su della carta assorbente e poi le tuffiamo nello zucchero con la cannella.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

che novità le ciliegie fritte, sarei propro curiosa di assagiarne il sapore.

Anonimo ha detto...

"Ήτανε εκείνο το δέντρο στα σύνορα του καπνοχώραφου, η κερασιά. Ήτανε κι ένα αστέρι που τρεμόσβηνε στο ματοτσίνορο τ' ουρανού.
Μια ξάστερη νύχτα του Μάρτη, η κερασιά ένιωσε φόβο. Άπλωσε τα κλαδιά της στον ουρανό κι αναστέναξε βαθιά. Τ' αστέρι την κοίταξε στα μάτια και της χαμογέλασε. Κι όλες οι νεραίδες και τα ξωτικά πιαστήκανε από τη φούστα της νύχτας και χορεύανε. Κι όλοι οι βοριάδες κι οι νοτιάδες πήρανε φυσαρμόνικες και τραγουδούσανε. Όλοι οι βοριάδες κι οι νοτιάδες, κι οι ζέφυροι κι οι γαρμπήδες, με μάγουλα ολοκόκκινα από το πιοτό, πιάνανε τη νύχτα από τα μαλλιά και τη φιλούσανε στο στόμα. Και κράτησε το γλέντι ως το ξημέρωμα, ώσπου φάνηκε ο Αυγερινός. Κι έκλεισε τη ρουγόπορτα τ' ουρανού."

"Χρώμα του Φεγγαριού"
Αλκυόνη Παπαδάκη

Dimitrios

Anonimo ha detto...

Ciliege... un frutto o una tentazione? Fritte...?! Un peccato o una variazione? Provare ad osare o osare nella prova...?!

Punto di Partenza

Sandra ha detto...

Bellissimo racconto,barbara..
e grazie perchè non ero a conoscenza della leggenda dell'altalena..
Molto golosa la tua preparazione delle ciliegie.. qui a torino ,sulla collina,abbiamo un paesino chiamato Pecetto, patria delle ciliegie più buone, a dire di tanti!

Orizzontidelgusto ha detto...

@Francesca,
nella cultura gastronomica svizzera è una pietanza tipica (beignets aux cerises). Il sapore, nonostante la frittura, è molto delicato e "coinvolgente", direi vellutato. Accompagnato da un bicchere di champagne, potrebbe rappresentare il protagonista di fine serata!

@Dimitrios,
traduco solo il titolo: "Il colore della Luna"... non voglio aggiungere altro!

@Punto di Partenza,
prima di tutto benvenuto nel "misterioso" mondo dei blogger... il tuo commento, una "promessa" filosofico-retorica della tua presenza nella rete.

@Sandra,
le leggende per le cose più impensabili sono diventate una ragione di vita per me... forse troppo poco ma per me il mondo intero! Trovo delle soddisfazioni inpensabili scoprendole!
La preparazione, come ho spiegato a Francesca, una scoperta che supera il solito frutto fritto!
Famose le ciliege di Pecetto...

Micky ha detto...

E' una novità anche per me questa delle ciliege fritte. Con la cannella poi... devono essere squisite!

Anonimo ha detto...

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