mercoledì, luglio 11, 2007

Una moderna caverna di Alì Babà carica di provocanti tesori enogastronomici

Dietro ogni piatto si trova il cuoco e il tempo...
e dietro il tempo la conoscenza.
Dietro tutto questo la materia prima, il sole, la pioggia e la volontà.
Orizzontidelgusto

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Metopa con Eracle che riceve da Atlante i pomi delle Esperidi
468-456 a.C. Olimpia, Museo Archeologico
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Per l’Estetica, dei cinque sensi, solo la vista e l’udito servono la funzione sensoriale e di conseguenza l’arte, e questo perché sono gli unici che ricevono stimoli a distanza e possono funzionare non solo per conservare l’essere, ma anche per il suo godimento spirituale.
Se allora accettassimo – ipotizzo io – che un altro senso, il gusto, senza dubbio si occupi della conservazione dell’essere, e sotto certe condizioni costituisca un godimento spirituale, che cosa resterebbe per elevare la cucina in arte? Trovare un metodo, attraverso cui potremo “incontrare” la nostra materia prima di qualità facilmente ed in qualsiasi momento. Impresa ardua! Ci vorrebbero delle persone con una grande passione, voglia e pazienza, per percorrere il territorio italiano cercando i diamanti della tradizione italiana, che sono il filo di continuità dell’autentica enogastronomia regionale e che sono in pericolo di estinzione. In questo modo viene arricchito il repertorio della guerriera enogastronomia italiana di oggi, mettendo in scena rare delizie.
Esiste un sito, che si chiama Esperya, il cui nome deriva dal greco antico ed indicava la terra d’occidente, o meglio era l’antico nome che i greci davano all’Italia. Per la mitologia greca, inoltre, indicava una delle Esperidi, Esperya appunto, custodi del giardino dei frutti d’oro, di proprietà di Era, regina degli dei, e luogo ove gli dei si recavano al termine del giorno per ristorarsi e godere dei frutti della natura, cullati dal lieto rincorrersi delle onde e dal canto degli uccelli. Moderna custode, quindi, dei frutti d’oro della terra italiana.
Esperya, infatti, nasconde delle sorprese enogastronomiche, che difficilmente si possono trovare concentrate in un unico posto... un Corno dell’Abbondanza, un Arca del gusto.
Un tale sforzo si può giudicare solo quando giunge alla giusta maturazione, quando supera i passi incerti dei primi anni, mostrando ciò che veramente riesce a raggiungere. Offrirà ai produttori le giuste condizioni di presentazione delle loro delizie? Riuscirà ad avvicinarsi ed emozionare i suoi clienti? Riuscirà a indurre delle tendenze? Tutto mostra che Esperya è pronta a rispondere a queste difficili domande di maturità.
Concludendo vorrei affermare che il consumatore italiano ha a sua disposizione un pacchetto di delizie della terra italiana, accompagnate dalle giuste informazioni, che permettono al prodotto stesso di esternare la sua vera identità. Questa provocante biblioteca enogastronomica riesce a scacciare la routine dei pasti veloci della quotidianità.
La tradizione italiana può sperare nel binomio originalità e commercio on line... come ultima fortezza del gusto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella la metopa... mi piace pure la metafora... Atlante sarebbe Esperya ed Eracle il consumatore?
Poi caverna di Alì Babà...bello, veramente bello!

Dimitrios

Anonimo ha detto...

Invitante, la proverò