Nel decennio scorso, Chema Madoz ha basato la propria poetica fotografica sull'iconografia dell'oggetto quotidiano, sullo sfondo dei quattro elementi (Acqua, Fuoco, Aria e Terra). Chema Madoz distorce le caratteristiche naturali di questi elementi, oppure utliizza le loro stesse proprietà per accentuare un particolare aspetto dell'oggetto in questione, ottenendone infine uno diverso. Nel 1985 ha casualmente notato la presenza di qualità simili in oggetti apparentemente diversi. Il suo linguaggio plastico si basa su questa osservazione fortuita. Considera l'oggetto sotto tre aspetti: l'oggetto inalterato, quello manipolato e infine l'oggetto inventato e costruito da lui in studio.
Chema Madoz sale ogni giorno nella soffitta della sua mente per scovare oggetti improbabili da costruire. Poi li fotografa per renderli più credibili. Sono scherzi sottili che guidano lo sguardo verso i confini dell’immaginazione. Chema Madoz, uno degli autori più famosi e peculiari nel panorama della fotografia spagnola contemporanea, è un visionario le cui straordinarie composizioni sono caratterizzate da un alone di surrealismo e di paradosso. Una foto di Chema Madoz si riconosce di primo acchito, nessuno può imitarlo e lui stesso non imita nessuno.
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Roma - dal 9 febbraio al 25 marzo 2007
1 commento:
Magnifique! è tanto bello!
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