martedì, febbraio 20, 2007

I sette vizi capitali: Avarizia


E io, ch’avea lo cor quasi compunto,
dissi: "Maestro mio, or mi dimostra
che gente è questa, e se tutti fuor cherci
questi chercuti a la sinistra nostra".
Ed elli a me: "Tutti quanti fuor guerci
sì de la mente in la vita primaia,
che con misura nullo spendio ferci.
Assai la voce lor chiaro l’abbaia,
quando vegnono a’ due punti del cerchio
dove colpa contraria li dispaia.
Questi fuor cherci, che non han coperchio
piloso al capo, e papi e cardinali,
in cui usa avarizia il suo soperchio".
E io: "Maestro, tra questi cotali
dovre’ io ben riconoscere alcuni
che furo immondi di cotesti mali".
Ed elli a me: "Vano pensiero aduni:
la sconoscente vita che i fé sozzi,
ad ogne conoscenza or li fa bruni.
In etterno verranno a li due cozzi:
questi resurgeranno del sepulcro
col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi.
(Inf., VII, 36-57)
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...è sorella della cupidigia, da cui non si separa mai... non affligge solo i ricchi, ma anche i poveri.
La bramosia che tende alla sterile accumulazione di beni (cupidigia) e la conservazione egoistica di tutto ciò ci appartiene (avarizia), sia esso materiale o spirituale, stanno sempre insieme. Avaro è quindi non solo colui che non vuol dividere le proprie ricchezze, ma anche le proprie conoscenze, la propria anima. L’avarizia è quindi contraria al precetto evangelico “Ama il prossimo tuo” e per tale ragione considerato da S. Paolo “la radice di tutti i mali”. Gregorio Magno osservò che l’avarizia, al contrario di peccati come la lussuria e la gola, che si consumano nel piacere della carne, si consuma nel piacere. Elenca, inoltre, le sette figlie che questa ha generato: la «obduratio contra misericordiam» (la durezza del cuore che impedisce di essere misericordiosi verso coloro che hanno bisogno), la «inquietudo mentis» ( l’eccessiva ansia nel ricercare le ricchezze) la «violentia» (violenza), la «fallacia» (l’inganno), il «periurium» (lo spergiuro), la «fraus» (la frode) e la «proditio» (il tradimento).
Per primo fu Plauto ad analizzare e canzonare la figura dell’avaro, che ha come unica ragione di vita, come centro di ogni pensiero il denaro, nascondendo insicurezza di sé e paura del futuro. Nel personaggio di Euclione, quindi, egli concentre grettezza, avidità, sospetto morboso nei confronti di tutti... Ad esso si ispirò Molière nel creare il personaggio di Arpagone, disposto a rinunciare a tutto pur di riappropriarsi del suo scrigno, all’amore... al mestiere di usuraio. L’avarizia è, quindi, un tarlo, una fissazione che rovina e nega la vita...
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Le scarselle dell’avaro (fagottini ripieni di cozze, provolone affumicato e olive)
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Ingredienti per la pasta: ½ Kg di farina di grano duro, 1 uova, 1 cucchiaio di olio di oliva, 1 cucchiaino di aceto, 1 cucchiaino di sale, 1 tazza di acqua tiepida.
Ingredienti: 1 Kg di cozze, 2 cipolle, 2 peperoni verdi, 2 pomodori maturi, 1 peperoncino, 2 spicchi di aglio, 200 gr di olive nere snocciolate, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva, un po’ di rosmarino, 1 filetto d’acciuga, 60 gr di yogurt, 60 gr di provolone affumicato, 60 gr di fior di latte, 60 gr di feta, un po’ di burro, un ciuffetto di prezzemolo.
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Preparate la pasta, cospargetela di farina, copritela con uno strofinaccio umido e lasciatela riposare per un’ora. Stendetela fino a quando non abbia lo spessore di mezzo centimetro, tagliatela in strisce di 10 cm di larghezza e poi ogni striscia in quadrati.
In una pentola facciamo aprire le cozze, facendole cuocere con una spruzzatina di ouzo, uno spicchio d’aglio ed una manciata di prezzemolo tritato. Le sgusciamo.
Affettiamo sottilmente le cipolle, i pomodori e i peperoni, versiamoli in un tegame e facciamoli soffriggere con due cucchiai di olio, mezzo spicchio di aglio tritato finemente ed il peperoncino, fin quando si assorbe tutta l’acqua.
Nel mixer frulliamo le olive, mezzo spicchio di aglio, il rosmarino, l’acciuga e due cucchiai di olio, fino a farli diventare una purea, che metteremo da parte.
Nel mixer poi frulliamo lo yogurt, il provolone affumicato, la feta ed il fior di latte, fincé diventino una crema.
Riempiamo ogni quadrato di pasta con due o tre cozze (dipende dalla loro grandezza), un po’ di soffritto, un po’ di crema di formaggio ed un po’ di purea di olive. Chiudiamo unendo prima i quattro angoli e poi i lati a formare dei fagotti.Facciamo cuocere i fagottini in acqua bollente per tre-quattro minuti, li scoliamo e li saltiamo in padella con un poco di burro.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

H ζωολογία της απληστίας.
Υπήρξε, άραγε, κάποιο δίδαγμα της παραβολής για τους άπληστους που είχε δώσει το 1935 ο οικονομολόγος Aρθουρ Mόργκαν σε ένα άρθρο του με τίτλο Power and the New Deal; «Στις Ανατολικές Ινδίες, για να πιάσουν τους πιθήκους, έπαιρναν μια καρύδα και της άνοιγαν μια τρύπα για να χωράει το χέρι του πιθήκου. Eβαζαν μέσα της μερικούς κύβους ζάχαρη και κατόπιν την έδεναν σε ένα δέντρο. Ο πίθηκος τρύπωνε το χέρι του μέσα στην καρύδα να αρπάξει τη ζάχαρη και προσπαθούσε να βγάλει έξω τη γροθιά του. Oμως η τρύπα δεν είναι αρκετά μεγάλη για να βγει το κλειστό χέρι, κι έτσι η απληστία του τον καταδίκαζε, γιατί ποτέ δεν άφηνε το έπαθλό του». Και παρά τις διαστρεβλώσεις στην ανάγνωση του Aνταμ Σμιθ, παρά τις σοβαρές προειδοποιήσεις του Καρλ Μαρξ, οδηγηθήκαμε στην επικράτηση των «animal spirits» της Γενικής Θεωρίας του Kέινς.

Ο Αριστοτέλης ορθά είχε διατυπώσει το βασικό κανόνα της απληστίας: "Η πενία πολλών έστιν ενδεής· η δ' απληστία πάντων" (Της φτώχειας της λείπουν πολλά· της απληστίας, τα πάντα).

Dimitrios

sergio ha detto...

che meraviglia questo blog...da gustare con calma ed attenzione:
prroprio come leggere una raccolta di poesie.

a presto.

Anonimo ha detto...

complimenti,hai creato un vero blog di cucina che si rispetta,è merita di essere visto .Non perderò l'occasione di rivedermelo con calma....buon lavoro ciao.ROBERTO

Anonimo ha detto...

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